Robert-Houdin: Il Padre della Magia Moderna

Immagine reperita da: Wikipedia

 l sogno di un orologiaio che cambiò per sempre il volto della magia.


Cari amici lettori, ben ritrovati! Spero che stiate bene. Come di consueto, riprendiamo insieme il nostro viaggio alla scoperta dei grandi illusionisti, tra passato e presente.
Oggi, però, faremo un salto indietro nel tempo per ricordare colui che è stato definito “Il padre della magia moderna”.

Si tratta del più celebre illusionista francese del XIX secolo, soprannominato “Il rinnovatore dell’arte magica”. È considerato uno dei più grandi illusionisti e prestigiatori di tutti i tempi e universalmente riconosciuto come il padre della magia da palcoscenico moderna. A lui si ispirò anche un giovane Ehrich Weisz nello scegliere il nome d’arte con cui sarebbe passato alla storia: Harry Houdini.

Un vero e proprio classico della letteratura magica, che ogni appassionato dovrebbe conoscere e approfondire.

Mettetevi comodi: il viaggio sta per cominciare.
Buona lettura!

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Biografia
Jean Eugène Robert-Houdin meglio conosciuto come Robert-Houdin, nacque a Blois in Francia, il 6 dicembre 1805… o forse il 7, come lui stesso racconta nella sua autobiografia. Suo padre, Prosper Robert, era uno dei migliori orologiai della città: un uomo talentuoso e instancabile, che sognava non solo di mantenere la famiglia, ma anche di vedere il proprio figlio salire i gradini più alti della società.

La madre, Marie-Catherine Guillon, purtroppo morì quando Jean Eugène era ancora un bambino, lasciando un vuoto profondo nella sua vita. A soli undici anni il padre lo mandò a studiare all’Università di Orléans, dove trascorse sette anni fino al diploma, prima di fare ritorno a Blois.

Prosper aveva grandi progetti per lui: lo immaginava avvocato, con una carriera brillante davanti. Ma Jean Eugène, nel profondo, sentiva un’altra chiamata: non i tribunali, bensì il fascino degli ingranaggi, della precisione e della meraviglia del mestiere paterno. Voleva diventare orologiaio, proprio come suo padre.

Jean aveva una calligrafia elegante, e questo gli permise di ottenere un posto come assistente nello studio di un avvocato. Ma invece di passare le giornate sui codici e sui testi di legge, preferiva smontare e riparare piccoli oggetti meccanici. Alla fine, il datore di lavoro si arrese e lo rimandò dal padre, dicendo che la carriera legale non era fatta per lui.

In effetti, sembrava più portato per l’orologeria. Ma c’era un problema: il padre aveva ormai abbandonato il mestiere. Così Jean divenne apprendista presso un cugino che possedeva un negozio di orologi. Per un breve periodo della sua vita, quindi, Jean fu davvero un orologiaio.

Verso la metà degli anni venti, acquistò con entusiasmo un’opera in due volumi sull’orologeria, il Traité de l’horlogerie di Ferdinand Berthoud. Tuttavia, al momento di aprire la confezione a casa, rimase sorpreso nel trovare al suo posto non i volumi di Berthoud, ma un libro dedicato alla magia e agli intrattenimenti scientifici: il Dictionnaire Encyclopédique des Amusemens des Sciences (1792) di Lacombe, oggi conservato alla Maison de la Magie di Blois.

La curiosità ebbe la meglio: invece di restituirli, decise di tenerli. Fu quella scelta a cambiare il corso della sua vita. Da quei libri scoprì i primi segreti della magia e iniziò ad allenarsi con passione, giorno dopo giorno, fino a farne il centro della sua esistenza.

Da quando si ritrovò quei libri sulla prestigiazione, Jean si appassionò profondamente a quest’arte. Tuttavia, fu subito colpito da una cosa: i testi spiegavano il trucco, ma non il modo di eseguirlo davvero. Mettevano a nudo il meccanismo, sì, ma mancavano completamente di indicazioni pratiche su come presentare l’effetto, su come farlo vivere davanti a un pubblico.

Imparare dai libri, soprattutto da quelli dell’epoca, si rivelò frustrante. Erano vaghi, poco dettagliati, e lasciavano troppo spazio all’immaginazione. Eppure, proprio quella mancanza lo spinse ad approfondire, alimentando in lui una curiosità sempre più viva.

Fu così che decise di prendere lezioni da un prestigiatore dilettante della zona. Pagò 10 franchi per un ciclo di incontri con un certo Maous, un uomo di Blois. Di giorno faceva il podologo, ma nel tempo libero si trasformava in mago, esibendosi a fiere e feste locali.

Maous era un tecnico esperto. Iniziò insegnando a Jean le basi della giocoleria, per migliorare il coordinamento tra mani e occhi. Poi lo introdusse al gioco dei bussolotti, uno dei classici della magia da scena. Gli spiegò anche un principio fondamentale: la vera destrezza si conquista solo con l’esercizio costante. Jean prese quelle parole molto sul serio.

La magia era il suo passatempo preferito, ma nel frattempo Jean continuava a dedicarsi seriamente agli studi da orologiaio. Quando sentì di aver acquisito abbastanza esperienza, si trasferì a Tours e aprì la sua bottega di orologeria. Nonostante il nuovo impegno professionale, non abbandonò mai la sua passione per la magia, che continuava a coltivare con entusiasmo.

L’incontro con sua moglie
Molto di ciò che oggi sappiamo su Robert-Houdin proviene dalle sue biografie. Tuttavia, i suoi stessi scritti erano pensati più per intrattenere che per documentare fedelmente i fatti, il che rende difficile distinguere il confine tra realtà e leggenda.

Sappiamo però che iniziò a esibirsi piuttosto presto, entrando a far parte di una compagnia teatrale amatoriale. Poco dopo, cominciò anche a partecipare come mago a feste private e piccoli eventi. Fu proprio durante una di queste occasioni che conobbe Josèphe Cécile Houdin, figlia di un orologiaio parigino, Monsieur Jacques François Houdin, anch’egli originario di Blois. Per Jean fu un colpo di fulmine.

I due si sposarono l’8 luglio 1830. In segno d’amore e di rispetto per la famiglia della moglie, Jean decise di modificare il proprio cognome: unì il suo, Robert, a quello di lei, creando così il nome con cui sarebbe passato alla storia Robert-Houdin.

Jean si trasferì a Parigi, dove iniziò a lavorare nel negozio di vendita all’ingrosso del suocero, Jacques François Houdin. Quest’ultimo era uno degli ultimi orologiai a utilizzare le antiche tecniche artigianali per realizzare ogni singolo pezzo. Riconoscendo la passione e il talento di Jean per la meccanica, gli diede l’opportunità di mettersi alla prova anche nel retrobottega, dove si divertiva a riparare giocattoli meccanici e automi.

Nel frattempo, Jean e Josèphe misero su famiglia: ebbero otto figli, anche se purtroppo solo tre di loro sopravvissero una triste realtà abbastanza comune per l’epoca.

Gli Automi di Robert-Houdin
Nonostante gli impegni familiari e il lavoro, Jean non smise mai di praticare la magia. Un giorno, per caso, passando davanti a un negozio in Rue Richelieu, scoprì che vendeva attrezzi per prestigiatori. Era il negozio di Père Roujol, un punto di ritrovo per maghi, dilettanti e professionisti. Lì Jean fu subito accolto in quell’ambiente vivace, pieno di discussioni appassionate sull’arte dell’illusione. Fu proprio lì che conobbe Jules de Rovère, un aristocratico affascinato dalla magia, che coniò il termine prestidigitation per descrivere l’uso sapiente della misdirection, cioè la capacità di distrarre lo spettatore per nascondere il trucco.

Al negozio di Père Roujol, Robert-Houdin apprese i segreti di molti giochi meccanici dell’epoca e cominciò a perfezionarli. Da quel momento, iniziò a costruire i propri automi: un uccellino canterino, un funambolo che camminava su una corda, e persino un automa capace di eseguire il gioco dei bussolotti. Il più famoso tra tutti era un automa in grado di scrivere e disegnare, una vera meraviglia per l’epoca.

Ma la vita non gli risparmiò il dolore. Il 19 ottobre 1843, dopo una lunga malattia, Josèphe morì a soli trentadue anni, lasciandolo con tre figli piccoli. Jean, trovandosi da solo ad affrontare la vita familiare, decise di risposarsi pochi mesi dopo, nell’agosto dello stesso anno, con Françoise Marguerite Olympe Braconnier, una donna più giovane di dieci anni.

Carriera
Intanto, Robert-Houdin continuava a sognare. Amava assistere agli spettacoli di magia che arrivavano a Parigi e desiderava aprire un suo teatro, dove l’illusione potesse essere presentata con eleganza e raffinatezza. In quel periodo, un amico influente, il Conte de l’Escalopier, lo invitò a esibirsi in feste private. Fu anche grazie a questi eventi che Jean cominciò a costruire strumenti magici solo per sé, invece di venderli ad altri prestigiatori.

Con i risparmi accumulati e i proventi delle sue invenzioni, riuscì a costruire attrezzi con materiali trasparenti, come il vetro, per creare illusioni che sembravano impossibili da spiegare. Per il suo teatro, immaginava un palcoscenico elegante, ispirato ai salotti aristocratici dove si era spesso esibito. Secondo lui, anche il prestigiatore doveva apparire come un gentiluomo, vestito con abiti da sera impeccabili.

Il sogno divenne realtà grazie all’aiuto economico del Conte de l’Escalopier, che gli offrì 15.000 franchi per finanziare il progetto. Jean affittò alcune stanze sopra il portale ad arco dei giardini del Palais Royal un luogo un tempo appartenuto al Cardinale Richelieu e lo trasformò in un vero teatro. Le pareti vennero decorate in oro, furono appesi eleganti tendaggi, installati candelabri raffinati e arredato tutto in stile Luigi XV. Il risultato era uno spazio intimo ma spettacolare, con circa duecento posti.

La prima rappresentazione delle sue Soirées Fantastiques andò in scena il 3 luglio 1845. Nonostante l’ambiente fosse perfetto, la serata non fu un successo. Nelle sue memorie, Robert-Houdin racconta che fu un disastro: sopraffatto dall’emozione, parlava troppo in fretta e con tono monotono. Non ricordava nemmeno cosa stesse dicendo o facendo, e tutto sembrava andare storto.

Da quell’esperienza capì un principio fondamentale che avrebbe sempre seguito: un prestigiatore non dovrebbe mai presentare un numero in pubblico finché non lo ha perfezionato nei minimi dettagli, sia tecnicamente che scenicamente. Da quel momento, Jean si dedicò all’allenamento con ancora più impegno e rigore.

Dopo il suo primo spettacolo, Robert-Houdin era a un passo dal crollo. L’ansia da palcoscenico lo aveva sopraffatto, e la delusione fu tale che decise di chiudere il teatro, convinto di non essere fatto per quel mondo. Era pronto a rinunciare del tutto al suo sogno.

Un amico, convinto che Robert-Houdin avesse del potenziale, gli disse senza mezzi termini che abbandonare il teatro sarebbe stato un errore. Robert-Houdin, pur ancora insicuro, si sentì toccato nell’orgoglio. Così, invece di arrendersi, decise di provarci ancora. Raccolse il coraggio, si fece forza e tornò sul palco, determinato a dimostrare di cosa fosse capace..

Poco alla volta, spettacolo dopo spettacolo, cominciò a prendere confidenza con la scena. Aveva ormai quarant’anni, ma con ogni esibizione diventava più sicuro, più preciso, più carismatico. Il pubblico iniziava ad apprezzarlo e anche la critica si accorse di lui. Testate importanti come Le Charivari e L’Illustration lo paragonarono ai grandi nomi della magia del tempo, come Philippe e Bosco, elogiando sia le sue invenzioni meccaniche sia la fantasia dei suoi numeri.

Nonostante i riconoscimenti, l’estate fu un periodo duro: il piccolo teatro attirava poche persone durante i mesi caldi, e Robert-Houdin faticava a coprire le spese. Per andare avanti, fu costretto a vendere tre case che aveva ereditato da sua madre.

Ma l’anno seguente arrivò una svolta. Inserì nel suo spettacolo un nuovo numero, destinato a diventare uno dei suoi più celebri: Second Sight (Seconda Vista). Il trucco affascinava e incuriosiva il pubblico, tanto da riempire i posti del teatro al Palais Royal sera dopo sera. Era un effetto straordinario che non solo attirava spettatori, ma li introduceva anche nel suo piccolo mondo fatto di meraviglie, automi e illusioni raffinate.

Con Second Sight, Robert-Houdin non solo conquistò Parigi, ma consolidò la sua posizione come uno dei grandi innovatori dell’arte magica.

Premi e riconoscimenti
Nel corso della sua vita e anche dopo la sua morte, Robert-Houdin è stato ampiamente riconosciuto per il suo straordinario contributo all’orologeria, alla meccanica di precisione e soprattutto all’arte della magia. Innovatore, inventore e artista, ha lasciato un’eredità che continua a influenzare il mondo dell’illusionismo ancora oggi. Ecco i principali premi e riconoscimenti che gli sono stati attribuiti:

Riconoscimenti in vita
1839 Riceve una medaglia di bronzo all’Esposizione Industriale Francese per le sue creazioni meccaniche.

1844 Ottiene una medaglia d’argento all’Esposizione Industriale Nazionale per un automa scrittore.

1855 Premiato con una medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi per le sue innovazioni nell’applicazione dell’elettricità agli orologi.

1859 Riceve un ulteriore riconoscimento alle esposizioni industriali per i suoi automi e congegni tecnici.

Riconoscimenti postumi

1891 La sua città natale, Blois, gli dedica una statua commemorativa, ancora oggi visibile davanti alla Maison de la Magie.

1998 Viene inaugurata la Maison de la Magie Robert-Houdin a Blois, museo interamente dedicato alla sua figura e all’arte magica, riconosciuto come Musée de France.

1995 - 1996 Il Musée d'Orsay di Parigi organizza una grande mostra a lui dedicata: "Magie et illusionnisme. Autour de Robert-Houdin”.

Anni recenti Una via di Parigi viene intitolata a Robert-Houdin (Rue Robert-Houdin), come ulteriore riconoscimento del suo impatto culturale.

2021 In occasione dei 150 anni dalla sua morte, vengono organizzate rievocazioni e spettacoli in suo onore, tra cui una nuova edizione delle sue Soirées Fantastiques a Blois.

Restauro della tomba Avviata una campagna per il restauro della sua tomba, promossa da istituzioni magiche francesi come segno di rispetto e memoria.

Curiosità e illusioni più famose
Robert-Houdin è una figura affascinante non solo per i suoi successi ufficiali, ma anche per la sua vita ricca di aneddoti sorprendenti e invenzioni innovative. Oltre a queste curiosità, scopriremo insieme le illusioni più iconiche che hanno segnato la sua carriera e rivoluzionato l’arte della magia.

Nella sua autobiografia, The Memoirs of Robert-Houdin, l’illusionista racconta un episodio particolare legato alla sua esperienza in Algeria. All’epoca, si temeva che alcune tribù arabe potessero ribellarsi contro il dominio coloniale francese, anche grazie all’influenza dei loro capi religiosi, i quali si diceva compissero presunti miracoli per rafforzare il loro potere.

Nel 1856, su incarico del Secondo Impero Francese guidato da Napoleone III, Robert-Houdin ormai in pensione fu inviato proprio in Algeria. L'obiettivo era chiaro: stupire il pubblico locale con illusioni così straordinarie da smontare la credibilità dei presunti poteri soprannaturali dei capi religiosi. Le sue esibizioni, più spettacolari di qualsiasi trucco visto fino ad allora, ebbero un effetto potente. Alcuni raccontano che i suoi giochi intimidirono profondamente il pubblico arabo, ridimensionando l'autorità dei mullahs.

Tra gli effetti più impressionanti ci fu il celebre bullet catch "afferra proiettile", in cui Robert-Houdin sembrava riuscire a fermare con le mani un colpo di fucile. Questo numero, pur non essendo una sua invenzione originale, divenne un simbolo del suo talento e contribuì a creare attorno a lui un’aura quasi soprannaturale. Altri illusionisti, prima e dopo di lui, hanno eseguito varianti dello stesso effetto, ma fu la sua versione a lasciare il segno.

Oltre a questo episodio storico, Robert-Houdin è ricordato per un contributo fondamentale: la trasformazione dell’arte magica. Prima di lui, i maghi si esibivano principalmente in fiere, mercati o ambienti popolari. Robert-Houdin, invece, portò la magia nei teatri e nei salotti dell’alta società, elevandola a una forma d’intrattenimento raffinata e rispettabile. Proprio per questo è oggi considerato da molti come il padre della magia moderna.

Second Sight
Quando Robert-Houdin aprì il suo teatro, faticava ad attirare il pubblico. Per questo inventò un esperimento di “lettura del pensiero” chiamato Second Sight, basato su un gioco con suo figlio Emile come assistente bendato. Robert-Houdin sceglieva oggetti tra il pubblico, e il figlio li descriveva con precisione, lasciando gli spettatori stupiti. A volte aggiungeva varianti, come suonare una campanella invece di chiedere direttamente, aumentando il mistero. Alcuni spettatori provavano a ingannarlo con oggetti insoliti, ma il gioco continuava a sorprendere. In alcune esibizioni, il figlio sembrava persino riconoscere il sapore di liquidi solo immaginati dal pubblico.

The Ethereal Suspension
Approfittando della moda per l’etere, Robert-Houdin presentò una levitazione spettacolare. Mostrava suo figlio sospeso in aria, sostenuto solo da un gomito, apparentemente grazie agli effetti dell’etere inalato. Il pubblico sentiva l’odore dell’etere mentre il ragazzo simulava di svenire, e il padre toglieva gli sgabelli e i bastoni che sembravano tenerlo in equilibrio. L’effetto culminava con il figlio sospeso in posizione orizzontale, sorretto da un solo dito. L’illusione era così realistica che molti spettatori temettero per la salute del ragazzo, non sapendo che l’etere non entrava davvero in gioco.

The Marvelous Orange Tree
In questo effetto, Robert-Houdin utilizzava un uovo, un limone e un’arancia, facendo sparire un fazzoletto preso dal pubblico all’interno di questi frutti uno dopo l’altro. Successivamente, un piccolo albero di arancio apparentemente spoglio veniva acceso con una fiamma blu. Le foglie si aprivano, i fiori sbocciavano e poi sparivano per lasciare spazio a vere arance, che venivano lanciate al pubblico. Alla fine, un’arancia si apriva mostrando un fazzoletto, mentre due farfalle meccaniche emergevano dall’albero, aggiungendo un tocco meccanico sorprendente all’illusione.

La sua formazione da orologiaio fu fondamentale per ideare automi e illusioni meccaniche estremamente sofisticate, come uccelli canterini, funamboli robotici e persino un automa capace di scrivere e disegnare. La precisione dei suoi congegni dava alle sue magie un aspetto realistico e rivoluzionario per l’epoca.

Infine, il suo impatto fu così profondo che il più celebre escapologo della storia, Harry Houdini, scelse proprio di adottare il nome “Houdini” in omaggio a lui. E oggi, nella sua città natale di Blois, si trova un museo unico in Europa interamente dedicato alla magia, dove si tengono ancora spettacoli ispirati al suo stile.

Le invenzioni di Robert-Houdin furono plagiate dal suo meccanico di fiducia, Le Grand, che fu arrestato per aver costruito e venduto illusioni copiate. Molti di questi trucchi finirono nelle mani di rivali come John Henry Anderson, Robin, Robert Heller e Compars Hermann. Non è chiaro se questi illusionisti li acquistarono direttamente da Le Grand o tramite intermediari, ma è certo che li eseguirono volentieri, consapevoli che fossero opere di Robert-Houdin.

Interessante è la storia del Teatro di Robert-Houdin. Nel dicembre del 1852, il teatro si trasferì al Boulevard des Italiens, passando di mano da Hamilton a Cleverman (François Lahire) e poi a suo figlio Emile. Quest’ultimo, però, era troppo impegnato per esibirsi e affidò la direzione artistica a Pierre Edouard Brunnet. Dopo la morte di Emile, la vedova vendette il teatro a Georges Méliès nel 1888. Méliès, prestigiatore ma soprattutto pioniere del cinema, utilizzò proprio questo teatro per presentare i suoi film e le innovazioni negli effetti speciali, tra cui il celebre “Viaggio nella Luna”, creando così un legame straordinario tra magia e cinematografia.

Sempre a Blois, la casa natale di Robert-Houdin fu trasformata in un museo e teatro, aperto al pubblico dal nipote Paul Robert-Houdin nell’aprile del 1966. La Maison de la Magie Robert-Houdin è l’unico museo in Europa che unisce in un unico luogo una collezione di magia e una struttura permanente per spettacoli, rendendo omaggio all’eredità e alla personalità rivoluzionaria di Robert-Houdin.

Opere principali:
Robert-Houdin non fu solo un mago straordinario, ma anche un prolifico autore che documentò la sua arte e le sue innovazioni in numerosi testi. Le sue pubblicazioni spaziano da memorie personali a manuali tecnici, passando per trattati sulla magia e studi scientifici, offrendo un quadro completo della sua visione e del suo contributo alla prestidigitazione. Di seguito sono riportate le opere principali che ne testimoniano il genio e l’influenza.

- Confidences d'un prestidigitateur, une vie d'artiste (1858)

- Les Tricheries des Grecs dévoilées ; l'art de gagner à tous les jeux (pubblicato nel 1861, ristampato nel 1879)

- Le Prieuré, organisations mystérieuses pour le confort et l'agrément d'une demeure (1867)

- Note sur de nouveaux instruments propres à l'observation des divers organes de l'œil ainsi qu'à la manifestation des images entoptiques (1867)

- Confidences et révélations (1868)

- Comment on devient sorcier: les secrets de la prestidigitation et de la magie (1868)

- Magie et physique amusante (1877)

Filmografia legata a Robert-Houdin:

- Escamotage d'une dame chez Robert-Houdin (1896), regia di Georges Méliès – primo film con effetti speciali

- Robert-Houdin une vie de magicien (1995), documentario di Jean-Luc Muller

- The Illusionist (2006), regia di Neil BurgerHugo Cabret (2011), regia di Martin Scorsese – con riferimenti alle illusioni e agli automi di Robert-Houdin

Bibliografia su Robert-Houdin:

- Harry Houdini, The Unmasking of Robert-Houdin, 1908.

- The Magic of Robert-Houdin: "An Artist's Life", saggio biografico tradotto dal francese da Stacey Dagron, 2002.

Ultimi anni e morte
Negli ultimi anni della sua vita, Robert-Houdin si ritirò gradualmente dalle scene, dedicandosi soprattutto alla progettazione di automi e all’invenzione di nuovi congegni meccanici. Nonostante il ritiro dalle esibizioni pubbliche, la sua fama continuò a crescere e il suo contributo alla magia venne sempre più riconosciuto. Morì il 13 giugno 1871 a Saint-Gervais-la-Forêt, vicino a Blois, lasciando un’eredità duratura che influenzò profondamente il mondo dell’illusionismo e dell’intrattenimento.

Un mio pensiero
Conoscere la vita di Jean Eugène Robert-Houdin non significa soltanto scoprire le origini della magia moderna, ma entrare in contatto con una visione del mondo dove ingegno, eleganza e meraviglia convivono armoniosamente. In un’epoca dominata dalla scienza e dalla tecnica, egli seppe fondere arte e innovazione, stupore e precisione meccanica, lasciando un’impronta indelebile non solo sul palcoscenico, ma nell’immaginario collettivo.

Questo viaggio nella sua storia tra automi, illusioni iconiche e sfide personali è stato anche un modo per riflettere su cosa significhi davvero creare magia: non tanto ingannare, quanto affascinare; non tanto nascondere, quanto svelare nuovi modi di guardare alla realtà. Robert-Houdin non fu semplicemente un prestigiatore: fu un artista, un inventore, un sognatore che trasformò le sue passioni in qualcosa di eterno.

Spero che questo articolo ti abbia permesso di riscoprire o forse scoprire per la prima volta la grandezza di un uomo che ha cambiato per sempre il modo di fare spettacolo. E chissà, magari tra queste righe hai trovato un pizzico di quella stessa ispirazione che spinse un giovane Ehrich Weisz a diventare Harry Houdini.

Grazie per avermi accompagnato in questo racconto. Alla prossima meraviglia.

Nota sulle fonti
*Desidero precisare che le informazioni riportate in questo articolo sono frutto di un’attenta ricerca condotta attraverso fonti attendibili, tra cui biografie ufficiali, testi storici e portali specializzati in illusionismo e storia dello spettacolo. Alcuni contenuti sono stati consultati anche su Wikipedia e verificati, per quanto possibile, con fonti incrociate.

Invito chiunque voglia segnalare integrazioni, correzioni o approfondimenti a lasciare un commento nello spazio dedicato.

Grazie per il vostro prezioso contributo alla qualità e alla precisione dei contenuti.

Vi saluto e vi ricordo che il nostro prossimo appuntamento è per sabato prossimo. Non mancate!

Con affetto e stima.

-KID-

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