Bartolomeo Bosco
Prima di proseguire, desidero fare una breve premessa: non essendo uno storico, mi limiterò a raccontarvi i fatti più sorprendenti di questa leggendaria figura. Se desiderate approfondire la vita di Bartolomeo, vi invito a considerare l'acquisto dell'opera straordinaria di Alex Rusconi, “Vita e meraviglie del mago che conquistò l’Europa”. Quello che segue sarà uno degli articoli più lunghi, quindi mettetevi comodi... e buona lettura!
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Biografia
Bartolomeo Bosco nacque il 3 gennaio 1793 ed è considerato il più grande illusionista di tutti i tempi. Si appassionò alla magia sin da bambino, iniziando a praticarla all'età di dieci anni. Figlio di Matteo Bosco e Cecilia Cuore. Dopo aver completato i primi studi a Torino, si arruolò nell'esercito napoleonico, partecipando alla campagna di Russia come soldato nel 11º Reggimento di Fanteria di Linea.
Un aneddoto gustoso
Il 7 settembre 1812, si svolse una delle battaglie più sanguinose della storia, quella di Borodino (nota ai russi con questo nome e ai francesi come battaglia della Moscowa). In questa occasione, una parte della Grande Armata di Napoleone si scontrò con le forze russe guidate dal generale Kutusof. L'armata d'Italia, sotto il comando del principe Eugenio, si trovava a dover affrontare un compito arduo all'ala sinistra dello schieramento francese, proprio nei pressi di Borodino. Tra i soldati, c'era un giovane fante dell'11° Reggimento di linea, Bartolomeo Bosco, originario di Torino e destinato a diventare il più famoso prestigiatore italiano di tutti i tempi.
Durante la battaglia, Bosco fu ferito al fianco da un colpo di lancia di un cosacco e, cadde a terra, decise di fingersi morto per sfuggire al colpo di grazia. Mentre il suo aggressore frugava nelle sue tasche, Bosco non si lasciò intimidire e, con astuzia, ricambiò il gesto frugando abilmente nelle tasche del cosacco, riuscendo a ottenere una borsa ben più ricca di quella che gli era stata sottratta. Questa abilità, che sembrava quasi una seconda natura per lui, era il frutto di anni di pratica nell'arte della prestidigitazione, iniziata fin da bambino.
La serata del 1812: l'inizio della carriera
La sera di quel fatale 7 settembre del 1812, Bartolomeo Bosco fu raccolto dalla sanità russa, curato e poi avviato alla prigionia in Serbia, nei pressi di Tobolsk. Qui, ebbe l'opportunità di aiutare i suoi commilitoni e se stesso esibendosi prima nel campo e poi di fronte agli ufficiali della guarnigione e al governatore. Per il suo primo spettacolo, ricevette un anticipo di duecento rubli e una settimana di tempo per prepararsi.
Il giorno stabilito, si presenterà all'appuntamento e mostrerà al governatore un saggio della sua bravura, guadagnandosi applausi e ulteriore denaro, che decise di mettere a disposizione dei suoi compagni. Da quel momento, Bosco potrà organizzare altri spettacoli pubblici a pagamento. Quando giunse il momento di lasciare la Siberia, nell'aprile del 1814, in occasione di uno scambio di prigionieri tra francesi e russi, si ritrovò con dodicimila rubli in tasca, oltre a numerosi oggetti preziosi ricevuti in regalo. Tornato in patria, Bosco avviò la sua vera carriera, che gli avrebbe presto valso il soprannome di “Re dei prestigiatori”.
Bosco e il suo spettacolo
Tra i giochi che Bosco eseguiva, spiccano il classico dei bussolotti e l'illusione della propria fucilazione. In quest'ultima, Bosco si poneva davanti a un plotone di esecuzione, ordinando di far fuoco, per poi riemergere vivo e vegeto da una nuvola di fumo, con le pallottole sparate ai suoi piedi.
Una testimonianza del tempo, seppur meno generosa e spesso ingiusta e parziale, è quella offerta da Robert-Houdin nelle sue Confidences, dove descrive presumibilmente in presa diretta uno spettacolo di Bosco a cui avrebbe assistito personalmente. È plausibile che il tono critico derivi anche da una particolare circostanza: Bosco, infatti, arrivò a Parigi con una fama già consolidata a livello internazionale, occupando così una scena che Robert-Houdin considerava di sua esclusiva pertinenza. Del resto, proprio in quella stessa città, sette anni dopo, il mago francese avrebbe inaugurato il suo celebre teatro. A infastidirlo, pare, fu persino il modo in cui Bosco si presentava fuori dal teatro, con abiti che giudicava stravaganti. Ciononostante, Robert-Houdin era lì, in sala, a osservare lo spettacolo.
Robert Houdin: Secondo l’idea che mi ero fatto dell’ambiente di lavoro di un prestigiatore, mi aspettavo di trovarmi davanti a un sipario che, aprendosi, avrebbe rivelato una scenografia scintillante, all’altezza della fama di chi stava per esibirsi. Invece, le mie illusioni svanirono all’istante: il sipario era stato considerato superfluo. La scena era già aperta. Di fronte a me, si ergeva un lungo sopralzo a tre livelli, completamente spoglio, rivestito solo da una stoffa nera e opaca. L’intero allestimento, austero e statico, era punteggiato da numerosi ceri, e sulla sommità troneggiava un teschio dall’espressione stranamente smarrita quasi sorpreso di trovarsi lì. In fondo, era il tocco finale perfetto per un insieme che ricordava più un apparato funebre che l’inizio di uno spettacolo.
Bosco fa la sua entrata si avvicinò a una grossa palla di rama che pendeva dal soffitto e la percosse tre volte, esclamando: “Spiriti miei infernali, obbedite!”
Rimasi senza fiato, aspettandomi chissà quale prodigio... e invece si trattava solo di una spettacolare introduzione al gioco dei bussolotti. Non nego la mia delusione: già allora consideravo quell’effetto qualcosa da lasciare ai prestigiatori da strada. Mai avrei immaginato che, nell’anno di grazia 1838, qualcuno osasse ancora proporlo su un palco teatrale. Tanto più che, ogni giorno, lungo le strade di Parigi, era possibile ammirare due artisti come Miette e Lesprit, veri maestri nel maneggiare bussolotti con una maestria insuperabile. Eppure, devo riconoscere che Bosco eseguiva il numero con grande abilità e padronanza. Gli applausi del pubblico, calorosi e unanimi, parlavano da sé.
Ma lo spettacolo di Bosco non si limitava certo al gioco dei bussolotti. Tra gli altri effetti in programma, ce n’erano alcuni con piccioni e canarini che, secondo la descrizione di Robert-Houdin, sarebbero stati eseguiti subito dopo. Proprio su questi numeri, però, Robert-Houdin insiste nel sottolinearne una presunta crudeltà. A mio avviso, si trattava in realtà di giochi del tutto innocui per gli animali, da sempre presenti nel repertorio dei prestigiatori. Uno di essi, per esempio, era il celebre "cambio della testa" tra due piccioni di colore diverso, con il quale si esibivano già gli antichi Egizi.
A chi dubitasse dell’innocuità dei giochi che vedono protagonisti gli animali, consiglio di consultare il n.160 della rivista francese "La Vie des Bêtes" (novembre 1971), ben nota agli zoologi.
Tornando a parlare del grande Bosco, ormai figura leggendaria, vale la pena ricordare come venisse presentato nelle locandine dell’epoca: “Il famoso Bosco, capace di far sparire una casa con la stessa facilità con cui fa sparire una pallina nel gioco dei bussolotti.” E a confermare la sua fama. Un’altra cronaca del tempo aggiunge:
Sotto le sue dita, vere e proprie estensioni dell'incanto, le palline si fondono, scompaiono e ricompaiono; le carte svaniscono, gli orologi spariscono e, in un battito di ciglia, segnano ognuno un’ora diversa. A un suo gesto, un anello prende il volo e scompare, mentre uccelli apparentemente senza vita tornano a muoversi, ricoperti di piume come per magia. Tra i suoi numeri più spettacolari c’è quello che ha del miracoloso: un plotone di soldati si schiera davanti a lui, carica i fucili e spara. Si sentono gli spari, i proiettili sibilano nell’aria… ma tutte le pallottole cadono ai suoi piedi, innocue, come se una forza invisibile le avesse fermate. Bosco, l’incantatore, rimane lì, immobile, padrone della scena.
L’ora esatta
Mi sono concesso una piccola licenza, scegliendo il titolo qui sopra, ispirato a un aneddoto particolarmente affascinante legato a Bosco una storia che, a mio avviso, merita davvero di essere raccontata.
Secondo quanto racconta Rossetti nel suo libro "Il trucco c’è ma non si vede" (Milano, Hoepli, 1941), Bosco fu invitato a esibirsi alla corte di Napoli, alla presenza del Re. La scena, così come viene descritta, è particolarmente vivace e merita di essere ripresa:
Doveva lo spettacolo aver inizio alle otto di sera ed all’ora indicata tutti gli invitati, i dignitari della Corte, il Re stesso, erano al loro posto. Mancava solo il personaggio più importante, perchè la rappresentazione avesse inizio, Bosco. I minuti passavano, i cortigiani allibivano ti tanta audacia, il Re si impazientiva e Bosco non arrivava. Finalmente, eccolo entrare tutto sorridente ed inchinarsi al Re.
Testo riportato da: "la nuova arte magica" vedi (P.151)
Tutti cavan gli orologi di tasca: sono le otto e venti. Il Re investe l’artista: “Net Bosco, scostumatissimo malo Lazzaro, tu mo’ te ne vieni?” “Domando perdono alla Maestra Vostra, ma mi era stato detto di venire alle otto e sono precisamente le otto.” “Tu qua’ otto me vaie cuntanno! È’cciu de ‘na mezz’ora che te stemma aspettando!” “Maestà, guardate l’ora e vedrete che dico il vero.” Il Re tira fuori l’orologio, tutti gli astanti fanno altrettanto. Meraviglia delle meraviglie! Tutti gli orologi segnano le otto in punto.
Ancora oggi c’è chi giura di aver assistito a quel celebre numero, ma in realtà l’episodio non si è mai verificato. Si tratta piuttosto di una leggenda, tramandata di generazione in generazione, più per il piacere di raccontare e forse anche di credere all’inverosimile.
L’umanità di Bosco
Fu ammirato per la sua straordinaria destrezza e amato per la genuinità del suo animo. Colto, elegante, uomo di mondo, arrivò persino a influenzare la moda maschile del suo tempo. Ovunque andasse, riusciva a sorprendere con giochi solo in apparenza semplici, ma eseguiti con una tale maestria da lasciare il pubblico incantato. Aveva il dono raro di cogliere l’attimo giusto per stupire, attirando immancabilmente attorno a sé piccoli gruppi di curiosi, pronti a lasciarsi meravigliare.
Tra storia e leggenda, continuerà a vivere come “Il Re dei prestigiatori e il prestigiatore dei Re” o, come preferiva definirsi lui stesso, “Il cavalier Bartolomeo Bosco di Torino”. Un titolo che amava firmare con orgoglio, segno tangibile dell’affetto che, come ricorda l’editore Gussoni nella prefazione del "Gabinetto Magico", nutriva per “la sua dilettante patria, per la quale provò sempre la più viva affezione.”
Curiosità e Riconoscimenti
Bosco non fu soltanto un Maestro dell’illusione, ma anche un autentico personaggio di costume. Come già accennato, arrivò persino a dettare tendenze nella moda maschile: le copie dei suoi celebri stivaletti e delle eleganti marsine “alla russa” spopolarono nell’alta società parigina, rendendolo un’icona anche al di fuori del palcoscenico.
Nel corso della sua carriera, ricevette onori e riconoscimenti da molte delle più importanti corti europee:
Nel 1823, a Pietroburgo, lo zar Alessandro gli conferì un prestigioso diploma con il titolo di “Uomo di genio”.
Nel 1842, il suo successore Nicola I gli riservò gli onori destinati ai grandi personaggi di Stato.
Nel 1832, fu ospite a Berlino del Re di Prussia, che lo insignì di un attestato di benemerenza.
A Vienna, l’imperatore d’Austria, dopo una serie di esibizioni private a corte, lo omaggiò con un dono di grande valore.
In Danimarca, fu ricevuto in forma privata dai reali nel castello di Frederiksborg.
A Costantinopoli, il sultano lo colmò di onorificenze e regali, autorizzandolo persino a costruire un teatro nel quartiere di Pera, che portò il suo nome.
A Torino, si esibì anche davanti ai Savoia, nella sua città natale.
Nel 1852, fu chiamato a esibirsi alle Tuileries, di fronte a Napoleone III, all’imperatrice Eugenia e all’intera corte imperiale francese.
Sua moglie fu sepolta nella stessa tomba, ma il suo nome non compare sull’epitaffio, probabilmente modificato più volte per rimediare ai ripetuti furti causati da fanatici collezionisti di cimeli.
La memoria di Bartolomeo Bosco continua a vivere anche oggi. La sua tomba, acquistata e restaurata nel 1903 da Harry Houdini, esiste tuttora ed è curata con dedizione dal Circolo dei Prestigiatori di Dresda, che porta proprio il suo nome.
Silvan nel suo libro: "La nuova arte magica", vedi (P.153), ricorda come Harry Houdini rese omaggio a Bartolomeo Bosco a nome di tutti i prestigiatori americani. Anni dopo, nel 1997, fu lo stesso Silvan a visitare la tomba del celebre illusionista torinese, nel cimitero cattolico di Dresda.
Anche il grande Charlie Chaplin volle rendergli omaggio. Nel film Il circo (1928), il mago del tendone si chiama “Prof. Bosco”: un chiaro tributo al prestigiatore torinese, il cui numero viene maldestramente rovinato da Charlot in una delle scene più memorabili della pellicola.
Nel 1890, l’amburghese Conrad Bernitt brevettò il primo sistema di stampa fotografica automatica. L’effetto era così sorprendente, quasi magico, che decise di chiamarlo proprio “Bosco”, in onore dell’illusionista.
Infine, nell’ottobre 2017 è stato pubblicato il primo saggio storico interamente dedicato alla figura di Bosco, frutto di oltre quindici anni di ricerca. L’autore è il bresciano Alex Rusconi e il volume, edito da Florence Art, porta il titolo Bartolomeo Bosco. Vita e meraviglie del mago che conquistò l’Europa. La prefazione è firmata da Raul Cremona.
Ultimi anni e morte
Negli ultimi anni della sua vita, Bartolomeo Bosco si allontanò progressivamente dalle scene. Dopo decenni trascorsi a esibirsi davanti a Re, imperatori e folle entusiaste in tutta Europa, il grande illusionista torinese scelse un'esistenza più appartata, rientrando nella sua amata Torino. Nonostante la fama conquistata, dovette affrontare alcune difficoltà economiche, come spesso accadeva agli artisti del tempo una volta svaniti i riflettori.
Continuò tuttavia a dedicarsi alla magia, mantenendo viva la passione che aveva animato tutta la sua carriera. Era ancora considerato una leggenda vivente, e il suo nome continuava a circolare con rispetto e ammirazione negli ambienti dell’illusionismo.
Bartolomeo Bosco morì a Torino il 7 marzo 1863, all’età di 63 anni. Fu sepolto nel cimitero monumentale della città. Ancora oggi, la sua tomba è meta di appassionati e curiosi, e viene curata con rispetto, come già accennato dal Circolo dei Prestigiatori di Dresda, che porta il suo nome, a testimonianza del lascito indelebile che Bosco ha lasciato nel mondo dell’arte magica.
Si conclude qui questo lungo e affascinante viaggio nel tempo, dedicato alla straordinaria figura del Maestro Bartolomeo Bosco. Spero che l’articolo vi sia risultato interessante e che abbiate apprezzato le curiosità e gli aneddoti condivisi. La sua vita sarebbe ancora ricca di episodi da raccontare, ma ho scelto di soffermarmi su quelli a mio avviso più sorprendenti, facendo riferimento anche alla nuova edizione del libro "La nuova arte magica". Illusionisti, trucchi e magie di tutti i tempi, pubblicata nel 2021 dal Maestro Silvan.
*Desidero precisare che alcune delle informazioni riportate sono state tratte da fonti attendibili, tra cui Wikipedia e l’opera: “La nuova arte magica” Come sempre, vi invito a segnalare eventuali inesattezze o integrazioni nel box commenti. Vi ringrazio fin da ora per la vostra collaborazione.
Vi saluto e vi ricordo che il nostro prossimo appuntamento è per sabato prossimo. Non mancate!
Con affetto e stima.
-KID-

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